ADRO (Brescia) — «Io non ci sto. Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani». Un imprenditore che lavora nel settore informatico ha voluto restituire la «dignità» ai bambini che rischiavano di essere esclusi dalla mensa scolastica di Adro perché «morosi». Lo ha fatto anonimamente, staccando all’amministrazione un assegno di 10 mila euro (soldi che serviranno a ripianare i debiti di 24 famiglie morose) e impegnandosi a pagare i pasti dei bimbi poveri fino alla fine dell’anno. Un gesto che, però, non ricuce l’anima del paese bresciano, divisa tra chi «pretende il rispetto delle regole» e chi «non vuole o non può pagare la mensa dei figli perché troppo onerosa». Ieri mattina, davanti ai cancelli della scuola di via Padania, è andata in scena la protesta: da una parte i sostenitori del sindaco leghista, Oscar Lancini, che prima di Pasqua aveva minacciato di lasciare a digiuno i bimbi morosi; dall’altra i genitori insolventi fiancheggiati dalla Cgil.
Un paese, due anime. E sugli striscioni, srotolati davanti alla scuola, gli slogan non hanno lasciato spazio alla discussione: «Basta mangiare alle spalle dei somari lombardi». A dire il vero il clima era già teso dalla mattina, quando in Comune è arrivata una petizione firmata da 200 genitori «in regola con la retta». «Tutti risentiamo della crisi — si legge nel documento consegnato al sindaco — e tutti facciamo sacrifici. Non siamo un ente assistenziale, facciamo fatica anche noi a far quadrare i conti, ma è un dovere pagare un servizio che ci viene fornito». La risposta è tutta nel comunicato della Cgil di Brescia, che dopo la manifestazione ha ribadito: «Non possiamo che ringraziare il cittadino di Adro che ha deciso di disinnescare una situazione sempre più tesa, alimentata dal sindaco e dalla Lega Nord. È però evidente che l'assistenza e la beneficenza non possono essere la soluzione a problematiche del genere. Altre strade devono essere ricercate e soprattutto non è possibile che si lasci campo aperto a chi, in questo caso sulle spalle dei bambini, scatena una guerra contro chi ha di meno». Sul fronte opposto il primo cittadino del Carroccio non arretra di un passo, anzi affonda nuovamente: «La linea dura era la strategia migliore per recuperare i debiti. Fino a settembre saremo coperti grazie alla donazione dell’imprenditore. Ma poi cosa succederà? La mensa scolastica è un servizio e come tale non è obbligatorio. Se non ci saranno le condizioni, da settembre potrebbe scomparire del tutto».
Ora, io da imprenditore offro un servizio, ovviamente a pagamento, non puoi permetterti il servizio? Non cerchi di usufruirne gratuitamente. Traduzione per i meno svegli, o mi paghi le fatture o arriva l'ufficiale giudiziario, non vedo perché per i meno abbienti debba essere diverso. Queste ventiquattro famiglie (mica pizze e fichi) non sono mai state obbligate ad usufruire di tale servizio. Non hai i soldi per far mangiare tuo figlio alla mensa scolastica? Gli prepari un panino col salame e te la cavi con due euro. Forse però è più comoda la loro soluzione. Se non altro è più economica. Chiaramente, la CGIL, sempre alla ricerca di nuovi iscritti, ora li recluta nelle scuole, dove andremo a finire, mi chiedo.
3 commenti:
A rendere più triste tutta la faccenda è il fatto che ci siano di mezzo dei bambini...Nulla di nuovo sotto il sole che, qui in Italia, si "butti tutto in politica", anche quello che è un semplice meccanismo della più elementare economia (non paghi un servizio, perchè non puoi o non vuoi? Ed io, allora, non posso darti quel servizio), ma quei bambini, in che razza di mondo avranno l'impressione di essere nati?
Tommaso Pellegrino-Torino
I bambini crescono, quasi sempre...
C'è una soluzione anche per quello...
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