mercoledì 1 febbraio 2006

La storia del piccolo Michelino

Il piccolo Michelino nasce a Salerno (per cui meridionale) in un triste mese di luglio del '52. Già dai primi giorni si capì che avrebbe avuto uno straripante successo, infatti si recano presso la sua dimora tre uomini venuti da lontano, tre potenti guidati da una sfolgorante stella rossa apparsa nel cielo ad occidente, Brezniev, Mao e Togliatti recano doni all'infante.
Una penna, per tracciare le lodi del partito e sopratutto perchè ne ferisce più della spada, un sorriso accattivante per poter irretire le vecchiette dalla neonata televisione, ed una molotov in caso di qualche contestazione.
Dei primi anni della sua vita si sa poco o niente, le prime notizie si hanno quando finalmente riesce a laurearsi in filosofia (con 110 e lode, e chi mi conosce sa quanto io apprezzi questa facoltà quasi più di psicologia e chiromanzia). Da qul dì la sua vita è tutta in discesa, diventa direttore de "La Voce della Campania" e collabora con molte testate giornalistiche assolutamente super partes quali l’Unità, Rinascita e Prima Comunicazione.
Poi la svolta, il mondo della carta stampata non era abbastanza per lui, ed eccolo intrufolarsi in RAI come responsabile per la cultura al TG3 (ed è tutto un dire).
Alla fine degli anni '90 il colpo di genio, il giovine Michele radendosi sulla via di Damasco, una mattina esclama "perchè l'informazione dev'essere solo di destra, qui dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo porre rimedio al controllo plutocratico dell'informazione, dobbiamo spostare l'ago della bilancia di nuovo nel mezzo".
Ed ecco che partono programmi memorabili, Il Raggio Verde, Sciuscià, tutti garantisti ed al di sopra delle parti, mai il buon Michele si sarebbe sognato di fare propaganda politica per i compagni di merende, mai si sarebbe sognato di attaccare il suo ex datore di lavoro, parole come faziosità e conflitto di interessi mai vennero usate nei suoi confronti.

Questo ovviamente è come i compagni vedono la cosa, ma si sa, loro vivono nel mondo dei Pokèmon, mica in Italia.

Riprendiamo la storia dagli ultimi programmi in RAI (questa volta dal punto di vista da un pirla che cerca di vedere le cose per quelle che sono). Il buon Michelino dopo aver fatto la pipì fuori dal vasetto (e sopratutto sulle scarpe di chi gli dava da mangiare) viene sparato a calci in culo fuori dalla RAI. La motivazione è: "Aver fatto un uso criminoso della televisione pubblica". Non pago di aver incamerato quattrini a destra e a manca eccolo che fa causa alla tivù di stato, ed ovviamente la magistratura gli da ragione (ma guarda un po').

Piccolo break, forse non ho le idee chiare, ma non era un consulente? Non aveva regolare partita I.V.A.? Che diavolo c'entra il reintegro in questo caso, il qui presente pirla, può solo vedere quello che è successo come l'ennesimo tentativo dei compagni di merende per rimettere al suo posto un pilastro della faziosità, certo, non del livello di Luttazzi, ma questa è un'altra storia.
Fine del break.

Rimasto senza lavoro, visto che è un piccolo uomo senza arte ne parte, fedele alle parole di Superfausto (cito, "chi fa politica non deve avere una attività") si butta in politica. Una massa di (probabili) idioti vota per lui e zack! Ecco che viene eletto e vola a Strasburgo a far l'europarlamentare. Ma la sua permanenza (e, da buon salernitano, le difficoltà con la lingua) non è destinata a durare, sulle righe di "Ma come si stava bene in RAI, ma come si guadagnava bene in RAI" molla l'europarlamento, tradendo i suoi elettori e conclamando il fatto che di massa di imbecilli si tratta. Ritorna sull'italico suolo esigendo di nuovo un programma tutto suo.
Ovviamente viene rimbalzato in due secondi, cribbio, siamo sotto elezioni e ci sono già abbastanza problemi di par condicio da trasformare Ghandi in un serial bomber.
E allora che fa? Si prepara a rifare causa alla RAI, tanto la magistratura è dalla sua.

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