martedì 24 giugno 2008

Memento Audere Semper

La situazione, il Comune di Roma ha un buco di circa (stimato dagli ispettori del Ministero del Tesoro e da revisori di conti vari) nove milioni di euro. Ovviamente sperperati in "Notti Bianche" e "Feste del Cinema" con ospiti internazionali e bodyguard pagati con le nostre tasse e, per nostre intendo quelle di noi grassi lombardi. Perchè alla fine il buco glielo coprirà lo stato.
Tornando a noi, sempre al TG2 becco veltroni che fa 'st'uscita "E' tutto un trucco del Premier in carica - e vai con l'antiberlusconismo - in realtà il buco è di sei virgola due miliardi (6.200.000)".
Va bene. Hai ragione. Ti daremo il gagliardetto con scritto "I Won". Ciccio, son sempre sei miliardi che hai sperperato! Poi ovviamente i sinistri incolpano la gestione Storace, dicono che Marrazzo ha risanato il debito, certo, vogliamo parlare del prestito fatto dall'ex-governo (soldi di noi lombardi e triveneti) per risanare la sanità della regione Lazio? Con gli stessi soldi il nostro eroe avrebbe eliminato completamente il ticket sanitario per i lombardi, che già non pagano più la quota regionale, ma solo ciò che viene richiesto dallo stato.
Riporto qui un articolo di un giornale reputato da alcuni super partes.

Corriere della Sera 2 marzo 2008 di Marco Cremonesi
Margherita e Cisl: no al ripiano dei debiti. I Ds: attacco per nascondere i propri sbagli

«Il governo parla con lingua biforcuta». Il presidente Roberto Formigoni torna all'attacco sull'accordo tra Stato e Regione Lazio per il ripiano del debito sanitario da 9,4 miliardi di euro che grava sull'ente guidato da Piero Marrazzo. In sostanza, lo Stato verserà al Lazio 2,3 miliardi di euro, e in più «farà da banca» alla Regione attraverso un prestito di 5,8 miliardi che sarà restituito in 30 anni. Anzi, secondo il governatore lombardo, «il governo ha fatto pure di peggio». Perché la cifra destinata al Lazio si aggiungerebbe ad un fondo «da 3,5 miliardi ripartiti tra le tre Regioni in deficit sanitario, del quale il Lazio rappresenta circa l'80%». E quindi, il governatore annuncia che per «questo fatto gravissimo si aprirà un contenzioso. Il Governo dovrà riferirne in Stato-Regioni e mi auguro un vero dibattito parlamentare quando l'accordo dovrà essere trasformato in legge». In conclusione, Formigoni si chiede «se tutti i cittadini italiani siano uguali di fronte allo Stato».
La vicenda ha diviso il centrosinistra. Perché il capogruppo della Margherita Guido Galperti ricorda sì la «posizione critica» del suo partito sulla sanità formigoniana. «Ciò non toglie — aggiunge però Galperti — che i debiti di altre regioni, dovuti non a fatti eccezionali ma a una cattiva gestione, non possano continuare a essere ripianati a piè di lista con i soldi dei cittadini italiani». Insomma, è davvero «l'ora del federalismo fiscale, visto che i cittadini lombardi non dovrebbero pagare per i debiti contratti da altre regioni». Posizione critica nei confronti del governo anche dalla Cisl, il cui segretario lombardo, Franco Giorgi, ritiene «abbia ragione Formigoni a protestare per una modalità di governo delle risorse in sanità che dimentica come già dal 2001 tutte le regioni che erano tenute a comportamenti virtuosi», sia pure chiedendo «una revisione della politica sui ticket».
I Ds scelgono la ragion politica. E attraverso Carlo Porcari parlano di «polverone» sollevato da Formigoni come «manovra diversiva per nascondere le proprie incapacità». Per Mario Agostinelli (Prc) il richiamo di Formigoni è «mal riposto: è la sua politica che ha aggravato il bilancio, con l'apertura generalizzata alle strutture private a partire dal 1996. I correttivi introdotti a partire dal 2002 hanno pesato invece solo sui servizi pubblici e sulle tasche dei cittadini». Mentre i Verdi Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro osservano che «i due terzi del deficit del Lazio sono stati accumulati da Francesco Storace in una sola legislatura, aumentando a dismisura l'offerta e i finanziamenti alla sanità privata».

Rimane altro da aggiungere? Forse si, speriamo che l'austerity Alemanniana aiuti quei poveracci dei romani (economicamente parlando) a risalire la china, magari evitando a noi Nord produttivo futili prelievi, ah ora che ci penso, ma non c'è più Prodi al governo!

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